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Ruralità reinterpretata
Se si dovesse individuare una parola che abbia il compito di descrivere le Marche e la “marchigianità”, quella parola sarebbe “colline”: è nel paesaggio collinare che la regione medio-adriatica sublima la sua tradizione e la sua bellezza; nei borghi, nella natura, nell’enogastronomia, nell’arte e anche nell’architettura. Rispettare il paesaggio collinare è così importante, che persino l’organo politico regionale ha promulgato una legge, nel 1990, che impone la riproposizione delle tipologie edilizie tradizionali, al fine di ottenere tanto un panorama preservato quanto omogeneità nella presenza architettonica. Il progetto “Casa HR” parte da questo presupposto: ripensare il concetto di casa colonica, donando all’edificio modernità e funzionalità, rispettando – al contempo – la campagna di Belvedere Ostrense. Una sinergia di progettisti, tutti marchigiani, a curare i lavori: gli architetti Francesco Valentini e Giorgio Balestra; e l’ingegnere Elisa Romagnoli. Ognuno teso a dare il proprio contributo e le proprie competenze per la realizzazione di un progetto che esalta il paesaggio. Il terzetto ha innanzitutto lavorato sul concetto di casa colonica 2.0, scomponendo il volume classico delle abitazioni rurali, per poi – attraverso tagli e sfalsamenti – ricomporlo in maniera innovativa, con linguaggio architettonico molto attuale eppure attento alla tradizione rurale marchigiana (nell’involucro esterno). Tre i livelli sfalsati su cui è disposta la dimora, che si adagia perfettamente al dislivello del terreno senza stravolgerlo: per questo lavoro, i progettisti, hanno scelto di non innestare opere in cemento armato per ovviare al dislivello (troppo impattante) né riposti di terreno. Questa impostazione, dettata dal contesto paesaggistico, ha portato ad una chiara idea volumetrica che identifica le diverse zone dell’abitazione, così come i loro differenti scopi, sviluppandola in quote sfalsate, ove l’ingresso principale è posto a quota intermedia (0,00); la zona giorno, a valle (- 0,60); e zona notte, a monte (+ 0,20). L’ingresso diventa anche la chiave di lettura del progetto, solcando a metà, in modo da scandire nettamente la divisione tra zona notte e zona giorno; senza però influire nell’aspetto esteriore, che a tutti gli effetti presenta le caratteristiche del casale marchigiano (edificio a doppia falda, manto in laterizio e materiali di recupero) ove si inseriscono aperture non comuni. Altro elemento caratterizzante, infatti, sono le finestre e i tagli verticali ad est, che permettono alla luce mattutina di penetrare nella zona notte; e la grande finestra scorrevole, ad ovest, che si sviluppa longitudinalmente alla parete, diventando quasi una cornice allo spettacolo offerto dal paesaggio circostante. Un lavoro di finezza progettuale ed ingegneristica, questa finestra, che fa capire quanta abilità abbiano profuso Valentini, Romagnoli e Balestra, per la perfetta resa estetica: ogni centimetro, ogni libbra, ogni variabile sono state calcolate. E ciò ha ripagato con un manufatto che permette di godere della bellezza paesaggistica: all’interno è presente una doppia vetrata contrapposta, che permette di scorgere – oltre al panorama collinare – anche il borgo storico di Belvedere Ostrense, dalla camera principale della zona notte. Una dimora ricca di innovazione stilistiche, come ad esempio, lo slittamento – in profondità – del soggiorno e della zona cucina, facendo così risaltare l’asse d’accesso. Tanti elementi di design, piccoli e grandi, compongono l’arredo interno, a volte con dettagli creati su misura. Per godere appieno della vista e del contesto bucolico, i progettisti hanno rivolto le attenzioni progettuali anche agli esterni, valorizzando il giardino con un verde studiato ad hoc, dove trova spazio anche un patio con pergolato in legno che si collega ad un secondo patio creando un effetto “doppia terrazza”, così da unire, attraverso una scalinata, il corpo principale alla grande piscina coperta da una tettoia scorrevole. Il valore del paesaggio è – se possibile – massimizzato da questo progetto, che non distrugge la collina ma anzi l’incornicia e la protegge.